Maremma, Adesso Spotorno: “Piano urbanistico contiene gravi scelte”
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Spotorno. “La bocciatura da parte della Regione Liguria del precedente progetto Maremma, con 19.000 metri cubi di nuove e corpose volumetrie di edilizia residenziale e residenziale turistica, non hanno consigliato il Sindaco e la sua maggioranza, che, a seguito delle ripetute dimissioni, da circa due anni si regge in Consiglio Comunale su un solo voto – ad una maggiore cautela nell’affrontare l’esame dell’ennesima proposta privata”. Inizia così, con parole decise, la lettera che il gruppo di minoranza Adesso Spotorno ha inviato a Regione Liguria, alla Provincia e al sindaco Fiorini.

“Al contrario, nonostante siano ormai a fine del suo mandato, Sindaco e
Maggioranza con l’approvazione in Consiglio Comunale – 7 voti a favore e 4
contrari – hanno avviato l’iter per l’assoggettabilità alla VAS di un progetto
urbanistico che rappresenta una nuova e pesante cementificazione di una
porzione di territorio di Spotorno fra i più delicati e importanti sotto il profilo
paesaggistico”, prosegue il gruppo di minoranza guidato da Franco Riccobene.

Inoltre, come vuole ricordare il capogruppo di Adesso Spotorno, la giunta si era fatta approvare in passato un atto di indirizzo senza che la Commissione
Consiliare Urbanistica e il Consiglio Comunale ne avessero preso visione.

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“Da sottolineare – prosegue il gruppo – che per tutto il mandato di questa amministrazione (2016-2021) non vi è stato un minimo passo avanti sullo studio del nuovo Piano Urbanistico Comunale, che, dopo essere stato restituito al Comune di Spotorno da parte della Regione Liguria, non è stato più riesaminato, né si è provveduto ad aprire un confronto nelle sedi istituzionali e nel paese, per far spazio all’unico interesse urbanistico manifesto, quello appunto del progetto Maremma”.

E ancora: “Un fatto di eccezionale gravità, che sottolinea quanto questa amministrazione sia lontana da una visione strategica della programmazione economica e territoriale del paese e assolutamente concentrata sulla questione Maremma. Ipotizzare una approvazione urbanistica di tale portata volumetrica in riva al mare, stimata intorno ai 30.000 metri cubi considerando i due sub ambiti, senza lo strumento di programmazione principale – il PUC -, significa non comprendere l’interconnessione delle scelte, nella considerazione che la zona Maremma sia un territorio a parte, da considerarsi tale per quanto attiene alle scelte private”.

Riguardo la Commissione Consiliare Urbanistica, Adesso Spotorno scrive: “Il 23 Novembre u.s. la Commissione Consiliare, che ha esaminato la pratica in
preparazione dell’esame da parte del Consiglio Comunale, non è riuscita a dare
un parere positivo sul progetto, perché i componenti si sono divisi, i tre
componenti di maggioranza hanno votato a favore e i tre capigruppo
dell’opposizione si sono espressi in modo contrario. Il Sindaco, alle strette,
incautamente, aveva sostenuto senza riuscirvi, che la commissione non avrebbe
dovuto votare. Durante la descrizione del progetto la dirigente dell’Area Urbanistica del Comune di Spotorno aveva più volte sottolineato quanto l’area Maremma debba essere considerata di pregio ambientale e paesaggistico, smentendo, di fatto, che la norma regionale utilizzata per avviare la procedura in discussione, possa essere adeguata al tipo di intervento proposto, visto che la stessa intende risanare aree in particolare stato di degrado”.

Sulla legge regionale 23/2018, inoltre, il gruppo ricorda come sia “incoerente” con l’area di intervento e con il progetto presentato: “La netta divisione registrata in Commissione Consiliare si è riproposta nel consiglio comunale con i tre gruppi consiliari di minoranza che hanno contestato molte questioni a partire appunto dall’utilizzo della legge regionale 23/2018, certamente utile per risanare siti di altro tipo di destinazione urbanistica, ma assolutamente incoerente con l’area d’intervento e con il progetto presentato. Infatti tale nuova normativa è destinata a ‘favorire il miglioramento della qualità ambientale, paesaggistica, architettonica e sociale del tessuto edificato e individua la rigenerazione urbana quale alternativa strategica al consumo di nuovo suolo’. E dunque, già solo in questo passaggio, registriamo due assolute anomalie:

  1. sia per quanto concerne un ipotetico miglioramento di una condizione
    assolutamente lontana da una valutazione, tutta di parte, che la relegherebbe al
    pari di una periferia cittadina degradata;
  2. sia per un utilizzo del territorio che non tiene conto che la “rigenerazione”
    deve essere la via maestra per evitare il “consumo del suolo”, e non, al
    contrario, che sia tale utilizzo a generare le nuove volumetrie invasive del territorio costiero quale quello della zona Maremma”.

Proseguendo, il gruppo di minoranza ricorda: “Entro il 2050 edificazione di nuove aree pari a zero”. E spiega: “Nei suoi capisaldi la nuova legge “costituisce un elemento di attuazione del percorso previsto dalla Commissione Europea ‘Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse’ (COM/2011/0571), per giungere entro il 2050 all’obiettivo di edificazione su nuove aree pari a
zero.”

Continua Adesso Spotorno: “Ora pare, persino ai più profani in materia di programmazione urbanistica, che si sia di fronte al tentativo di far intendere alla Regione Liguria che quelle aree sarebbero marginali e come chiede la legge, in ‘condizioni di degrado urbanistico ed edilizio e che richiedono interventi di rigenerazione urbana, architettonica, sociale, ambientale’. Al contrario, è evidente che la Maremma sia uno dei luoghi più belli della Costa Ligure sotto il profilo paesaggistico e ambientale, come hanno sottolineato durante le illustrazioni in Consiglio Comunale persino gli estensori del piano urbanistico. Il suo profilo geo morfologico rappresenta l’autenticità e la tipicità della costa ligure che si esprime attraverso una vegetazione mediterranea incombente su un litorale di grande ampiezza e profondità, con le falesie di Torre del Mare e con l’Isola di Bergeggi a poche centinaia di metri. Inoltre la zona confina con il Parco Marino Terrestre dell’Isola di Bergeggi e andrebbe trattata in sintonia con le nuove sensibilità ambientali nazionali ed europee, mentre Sindaco e maggioranza hanno abdicato al loro ruolo, sposando tesi private invasive del territorio e non rispettose dell’ambiente costiero. Già in passato questa zona fu oggetto di discutibili interventi edilizi ben lontani dalla tipicità architettonica ligure, mentre oggi la nuova filosofia ambientale obbliga gli amministratori a rispettare il proprio territorio”.

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Riccobene ci tiene anche a ricordare, però, come fu cassato il precedente progetto dalla Regione, per via di assenza di interesse pubblico. “Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che il precedente progetto fu cassato dalla Regione Liguria sia per la totale mancanza di interesse pubblico, in quanto a fronte dell’incremento volumetrico di circa 15.000 metri cubi rispetto agli attuali
4.500, venivano realizzate opere pubbliche – anche con materiali discutibili – di
valore ben lontano da quanto prevedevano le norme e sia per i gravi problemi di
stabilità riscontrati nel versante collinare a ridosso dell’area e per tale motivo,
ovvio oggetto di censura. Nonostante ciò l’attuale il progetto viene riproposto con la stessa metodologia. Infatti, emerge in modo macroscopico che la società titolare del progetto, dopo essersi scomputata dagli oneri di urbanizzazione dovuti alla città, ogni tipo di intervento, verserebbe nelle casse comunali ben 2000 (duemila) euro! Quindi, per semplificare, uno degli interventi edilizi più corposi del nostro paese e della Provincia di Savona, porterebbe nelle casse comunali, oltre agli oneri concessori obbligatori e non scomputabili, 2000 euro, relativi al 50% del maggior valore delle aree conseguito dalla variante urbanistica. Ora risulta chiaro che versare 2000 euro su un intervento di tale natura rappresenta una provocazione nei confronti del paese, mentre risulta un grande successo per i privati proponenti”.

“Il progetto ci propone nuovamente una serie di opere a scomputo che hanno un
carattere di estrema provvisorietà, citiamo i due casi più evidenti:

  1. la passeggiata a mare nel tratto dal molo S. Antonio al confine con il Comune
    di Bergeggi verrebbe realizzata solo in parte, consegnando il completamento
    all’altro intervento, previsto urbanisticamente al confine di levante negli anni a
    venire. Inoltre verrebbero eliminati totalmente i parcheggi dell’attuale via Aurelia,
    con un danno incalcolabile per le aziende balneari e di ristorazione;
  2. la struttura metallica “belvedere” proposta sul molo S. Antonio, il cui costo da
    scomputare dagli oneri dovuti alla città sarebbe di oltre 800 mila euro, sarebbe
    suddivisa anch’essa in due interventi legati al sub ambito 1 e 2, senza
    comprendere come si possa intervenire in due tempi distanti anni, oltre, cosa
    ancor più grave, a inserire in un ambiente unico costiero, come il molo S.
    Antonio, una progettazione invasiva assolutamente incomprensibile.
    Crediamo, infatti, che la Regione Liguria, sempre ligia a evitare inserimenti di
    strutture ben più ridotte, spesso proposte dai privati gestori dei bagni marini per
    migliorare la propria attività, debba respingere struttura e progetto complessivo”.

Prosegue il gruppo: “Già nel progetto precedente era emersa la questione della messa in sicurezza del versante a ridosso dell’area interessata dal progetto – ZONA ROSSA -, con l’anomalia che il costo degli interventi (sul sito privato), venivano compensati con la riduzione delle opere a scomputo. Come dire che anche gli interventi di messa in sicurezza sarebbero stati a carico dei cittadini spotornesi. Né la questione strutturale del versante che manifesta evidenti criticità, con uno sperone di roccia che incombe sulla parte sottostante, e neppure i corposi flussi delle acque piovane che hanno creato ripetuti problemi alla parte pianeggiante, hanno consigliato Sindaco e maggioranza a comportamenti istituzionali cauti, prudenziali e ragionati. In questo progetto sono evidenti le gravità di carattere ambientale, ma non le soluzioni e si rimanda all’intervento edilizio per ottenerle. In pratica la messa in sicurezza si farà solo se verrà approvato il progetto, diversamente tutto resterà allo stato attuale, senza neppure ipotizzare un intervento pubblico. Il rischio idraulico e il rischio fragilità del versante, si badi bene, sotto il quale si ipotizza l’intervento, non sono stati risolti in questi anni, perché si cerca di far passare la tesi che tali interventi debbano essere eseguiti in abbinamento alla grande edificazione, lasciando la zona costantemente in condizioni ambientali, come minimo, precarie, nonostante negli ultimi anni le precipitazioni atmosferiche, spesso impetuose, abbiamo dimostrato quanti guasti possano provocare al paesaggio e agli abitanti dei comuni liguri”.

Conclude Riccobene: “Detto tutto ciò, non si comprendono le ragioni che hanno portato la maggioranza in Consiglio Comunale ad approvare un progetto improponibile, che mantiene gli errori, i gravi limiti e la risibilità dell’interesse pubblico della versione precedente. Il piano urbanistico presentato, diviso in due ambiti, programma un intervento edilizio residenziale e residenziale turistico sproporzionato in una delle zone più belle della costa, a confine di Bergeggi, portando complessivamente a circa 30.000 metri cubi la nuova edificazione.
Il tutto, come abbiamo sottolineato, con la norma di impulso europeo che, al
contrario, promuove una nuova politica ambientale di prospettiva con
edificazione su nuove aree pari a zero entro il 2050. Il territorio italiano ed in particolare il nostro territorio ligure sono molto delicati e
le avversità meteo di questi anni ne sottolineano costantemente la fragilità (per
ultima la frana di Bolzano). Occorre una nuova e forte sensibilità ambientale che, in questo caso invece, passa in secondo piano rispetto ad altre corpose esigenze. Tutte private”.

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