Liguria. La Liguria si prepara a un drastico cambiamento del tempo che si articolerà in tre fasi. La prima, tra domani e l’Epifania, con forti piogge in grado di creare qualche problema al suolo. La seconda, dal 7 gennaio in poi, che vedrà un deciso abbassamento delle temperature in un contesto più asciutto. E la terza, ancora caratterizzata da mille incertezze, che potrebbe portare un po’ di neve anche a bassa quota su Genova e le Riviere.
Il termini meteorologici si tratta in fondo di buone notizie perché finalmente si rivede una dinamica invernale: “Appare evidente che, se il 2023 si è concluso con una classica situazione non invernale alla quale purtroppo ci siamo abituati negli ultimi 20 anni, il 2024 si apre con un dinamismo che fino all’anno scorso ci potevamo sognare – spiega Daniele Laiosa, presidente dell’associazione Limet -. Lo spettro della siccità e del deficit idrico è definitivamente allontanato, salvo alcune zone del Cuneese che fino all’ultimo hanno scontato una penuria precipitativa fino all’ultimo. Ma queste zone potrebbero rifarsi con gli interessi”.
La prima svolta arriverà nelle prossime ore. Nella giornata di venerdì la Liguria sarà investita da “una perturbazione organizzata e piuttosto intensa – continua Laiosa -. La situazione dal punto di vista idrologico è rientrata grazie a un dicembre caratterizzato da passaggi non troppo impegnativi, è anche vero però che alcune zone del Levante hanno registrato cumulate diffuse, anche sopra i 50 millimetri. Quindi, trattandosi di un fronte persistente con piogge diffuso, non ci sentiamo di escludere criticità come frane, anche se non in una situazione come quella di fine ottobre-inizio novembre”. Alcune zone tra il Genovesato orientale e l’interno del Tigullio e dello Spezzino si candidano a raggiungere o superare i 100 millimetri di pioggia, soprattutto nella parte finale del passaggio che andrà a coincidere con le prime ore dell’Epifania.
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Probabile che torni anche la neve, sebbene confinata all’entroterra: “Nonostante ora manchi totalmente il freddo sia al suolo che in quota, anche in Pianura Padana, a generarlo sarà il fronte man mano che produrrà precipitazioni, limitatamente all’area del Nord Ovest – prosegue il presidente di Limet -. Questa situazione potrebbe chiamare in gioco dal punto di vista nevoso le zone più interne del Savonese e la val d’Orba. Nel corso del pomeriggio un accumulo si potrebbe ipotizzare all’altitudine di 400-500 metri in Val Bormida. Sono zone in cui la neve è abbastanza normale a gennaio, ma l’aspetto interessante è che in sole 12 ore si costruirà in una situazione di tipo invernale”.
Ma la vera svolta arriverà con la fase 2, che scatterà subito dopo la Befana. “Inizierà ad affluire area gelida sull’Europa da Nord-Est, situazione tipicamente invernale ben differente dall’andazzo dell’anno scorso. Già dal 7 gennaio su Genova e Savona si attiverà il travaso padano, con afflusso di tramontana che dimezzerà gli attuali valori termici, mentre in Riviera l’effetto favonio generato dalle correnti settentrionali potrebbe portare a temperature superiori a 10 gradi. In generale avremo un tempo più asciutto, a differenza del periodo natalizio in cui non si poteva più fare una lavatrice – scherza Laiosa -. Il sole, però, non lo vedremo molto perché sul basso Tirreno rimarrà un minimo depressionario e questo continuerà a richiamare nuvolosità. Ma è un aspetto che andrà valutato meglio”.
Dunque sarà “inverno vero“, soprattutto in Europa, come non si vedeva da tempo. Nei giorni successivi, tre il 9 e il 10-11 gennaio, il gelo si diffonderà su tutta la penisola italiana compresa la Liguria, soprattutto l’entroterra, con temperature inferiori ai -10 gradi sulle nostre vette alpine e appenniniche.
Quello che succederà dopo è tutto da capire: “Qualche modello vede possibili rientri da Sud, quindi l’interazione tra una massa d’aria fredda, la famosa tramontana scura, e una più umida. In quel caso avremmo neve a bassa quota, ma si tratterebbe di precipitazioni deboli. L’attendibilità però è ancora scarsa, ad oggi è come tirare la monetina”.
Allo stesso modo appare difficile prevedere se questo scatto d’orgoglio dell’inverno avrà conseguenze a lungo termine o se si tratti solo di un blitz passeggero: ” Di certo ci sono segnali di recupero di una situazione molto statica che ha caratterizzato tutto il 2022 e buona parte del 2023. Il trascinamento del freddo da Est fino all’Europa occidentale potrebbe però innescare una sorta di effetto molla nel periodo 10-15 gennaio, con una nuova risposta umida dalla Spagna: si attiverebbe una ciclogenesi che tornerebbe indietro come un boomerang, ma sotto forma di un classico fronte umido che al massimo può provocare nevicate in Appennino. Alcuni modelli vedono invece un buon serbatoio gelido resistente sulla Scandinavia e l’Europa dell’Est: in questo caso, se l’anticiclone continuerà a posizionarsi sul Nord Atlantico, avremo ulteriori episodi invernali, ma questo scenario ripetitivo negli ultimi anni non si è più visto”.